Stan aveva i capelli rossi. Gli spettatori americani poterono vederli in un documentario propagandistico girato durante la II guerra mondiale per il Dipartimento dell’agricoltura.
Quella fu l’unica pellicola a colori che Laurel & Hardy hanno impressionato. Stan giocò molto sui suoi capelli che riusciva ad alzare sulla testa in maniera radicale, quando se la grattava con aria perplessa o spaventata.
I capelli di Ollie invece sono immobili con il loro bel riportino a frangetta incollato sulla fronte, per caratterizzare il personaggio ma anche per nascondere la calvizie incipiente
La grattata di testa è soltanto una delle tante espressioni di gestualità e di mimica comiche a cui ricorre sistematicamente Stan, il quale piange, con quel suo pianto breve e nervoso, quando vuol sottolineare la sua impotenza di fronte a un evento ineluttabile, a una qualsiasi difficoltà.
Stan detestava piangere perché lo riteneva una soluzione troppo facile e lui non era per le soluzioni facili. Lo faceva quasi sempre su sollecitazione di Hal Roach che amava moltissimo quel gesto anche perché sapeva che piaceva molto al pubblico.
Per ottenere una camminata da piedi piatti, Stan usava scarpe militari a cui tagliava i tacchi, poi faceva passi lunghi badando a distanziare bene i piedi l’uno dall’altro e lasciando dondolare le braccia.
La reazione sorpresa, Stan la realizzava con il battito delle ciglia.
Quando vuole darsi un contegno per dissimulare qualche pasticcio che ha combinato e, soprattutto, in un gesto di sfida, Stan incrocia le braccia senza riuscirci, perché non gli si intrecciano ma cadano ciondoloni, rendendolo così anche più disarmato.
Riesce però a fare cose impossibili, giochetti talmente inutili, come usare le dita tipo accendino e ottenere veramente del fuoco.
Anche Ollie ha gesti e aspetti della personalità che lo caratterizzano e che si ripetono nel tempo e nei film. Abbiamo visto lo sfarfalleggiamento della cravatta con cui cerca di uscire da una situazione imbarazzante o scusarsi con qualcuno: una sorta di saluto infantile e imbarazzato. Ma il suo “colpo da maestro” è il look in camera, quel suo guardare nella macchina da presa quasi a chiedere la comprensione degli spettatori. Lo sguardo in macchina di Ollie veniva usato da Stan non solo come gag ma spesso come momento di pausa dopo una risata e prima di un’altra.
Ma il look in camera serve anche a rimarcare un aspetto fondamentale del carattere di Ollie, il quale si ritiene certamente superiore al suo partner che pretende di guidare e comandare con affetto paterno. E’ lui il leader e quindi è lui che rappresenta la coppia nelle relazioni sociali. E’ lui che ha le idee e che suggerisce le soluzioni. Ma alla prova dei fatti il suo perbenismo si sgretola davanti ai colpi di stupidità si Stan, ma anche alla sua.


La voce dei comici

Nei primi anni del sonoro, quando il doppiaggio non era stato ancora inventato, Hal Roach, per non perdere il mercato europeo ricorre a una trovata ingegnosa anche se molta macchinosa: fa girare le sequenze ben cinque volte, in cinque lingue diverse – inglese, spagnolo, francese, tedesco e italiano -, in maniera da coprire tutti i mercati. Ad ogni sequenza gli attori secondari vengono sostituiti con altri di lingua diversa, mentre Stan e Ollie sono costretti a leggere sul “gobbo” (un cartellone su cui sono scritte le battute che viene collocato accanto alla macchina da presa) frasi in lingue a loro sconosciute.
L’effetto è involontariamente comico perché sbagliando tutti gli accenti (in italiano dicono stupìdo, anziché stupido, automobìle anziché automobile) e spesso storpiano completamente le parole. Il pubblico italiano si affeziona a questo modo buffo di parlare e, quando il doppiaggio viene inventato, i distributori pretendono che venga conservato dai doppiatori.
Varie coppie di doppiatori si cimentano con le voci di Laurel & Hardy, finché, nel 1935 non arrivano due ragazzi di 15 anni che inventano le voci che ancora oggi conosciamo: Alberto Sordi e Mauro Zambuto.
Alberto sordi apportò una modifica importante alla voce del personaggio di Ollie, trasformandola in “basso”, mentre nella realtà Oliver Hardy era un “tenore”.
Mauro Zambuto invece ha dato a Stan una vocettina di testa, che nel gridato e nel pianto sfocia addirittura nel falsetto, che è l’esasperazione della voce originale e non l’esatto contrario, come aveva fatto Alberto Sordi con la voce di Ollie. Comunque insieme crearono delle voci che ben si ammortizzano sulle figure di Laurel & Hardy e la cui fama arrivò anche in America.


Matrimoni in successione

Stan Laurel ebbe cinque mogli ma fu sposato otto volte; vediamo come: la sua prima moglie era una attrice e si chiamava Lois Nelson. Da lei Stan ebbe una figlia, Louise e poi, nel 1930, un figlio che si chiamava Stanley, come il padre, e che visse solo pochissimi giorni.
Il matrimonio con Lois durò 7/8 anni, fino a quando Stan si innamorò di una vedova di Los Angels che si chiamava Virginia Ruth Rogers e che andò a sposare di nascosto in Messico. Ma quando la prima moglie lo venne a sapere, lo denunciò di bigamia. Così un giorno mentre Stan girava la scena di un film, venne lo sceriffo con un mandato di cattura per Stan. Aiutato da un elettricista del teatro, Stan riuscì a fuggire ed andare subito insieme alla seconda moglie in Messico e ottenere il divorzio da questa. Dopo che la questione della bigamia fu sistemata, Stan dovette sposare, questa volta in California, Virginia per la seconda volta.
Stan dopo due o tre anni divorziò da Virginia e sposò Olga Vera Shovalova in arte Ilena, la prima cantante russa della sua vita, ma la seconda moglie, Virginia, quella che aveva sposato due volte in Messico e in California, lo accusò di bigamia. In conclusione, Stan dovette divorziare secondo le regole e sposare Ilena per la seconda volta, ed ancora una terza volta con il rito ortodosso al quale Stan acconsentì per il quieto vivere.
Ma Stan nel 1944 divorzia dalla terribile Ilena e torna ai vecchi amori sposando per la terza volta Virginia Ruth Rogers.
Dopo quattro anni, altro divorzio e altro matrimonio, l’ultimo, con un’altra cantante russa Ida Kitaeva Raphial. Ma non è tutto qui perché un’altra complicazione si verificò nella vita di Laurel: Stan per quasi dieci anni aveva vissuto con Mae Dahlberg, una cantante ballerina australiana che fece parte del The Stan Jefferson Trio e che ora reclamava i propri diritti di “moglie di fatto” che, in pratica, le venivano riconosciuti dalla legge californiana. Stan fu quindi trascinato in tribunale e condannato a… passare alla cassa.
Quindi per concludere la movimentata storia di Stan Arthur Jefferson, Stan Laurel si sposò (fra Messico, California, rito civile e rito ortodosso) per ben otto volte e nel corso della sua vita ebbe cinque mogli.
Sembra la trama del suo film più divertente e la storia dei suoi matrimoni lascia intendere che fra il personaggio Stan Laurel e il signor Stan Jefferson ci sono molti punti di contatto: la stessa superficialità, lo stesso senso ludico della vita, la stessa faciloneria infantile.
Della vita matrimoniale di Oliver Hardy non si sa praticamente nulla; la prima moglie si chiamava Madeline Saloshin, sposata nel 1913 e con la quale Oliver visse fino al 1920-21, e della seconda si sa soltanto che si chiamava Myrtle Lee Reeves, dalla quale Ollie aveva divorziato quando conobbe Lucille , conosciuta sul set di “Way out west” dove lavorava come segretaria di produzione. Gli starà accanto per 17 anni fino alla sua morte.