Far ridere non è facile e far ridere il grande pubblico del cinema lo è ancor meno, tant’è che in un secolo di cinematografia è più facile trovare attori comici che si sono cimentati con successo in parti serie piuttosto che attori seri che si sono arrischiati a interpretare film comici. Il vero comico ha in sé qualcosa di innato che gli consente di vedere in chiave umoristica fatti e situazioni della vita quotidiana della gente, di coglierne le più improbabili fra le possibili evoluzioni e i conseguenti equivoci, di rappresentarne gli aspetti più opposti, più estremi e soprattutto meno attesi. E’ proprio per questo che il comico di razza dà il meglio di sé quando interpreta personaggi da lui stesso inventati oppure, anche quando lavora su soggetti scritti da altri, ha la possibilità di metterci del suo in corso d’opera, se non addirittura poter considerare il soggetto alla stregua di un canovaccio su cui sbrigliare la propria inventiva. Esempio classico di questo modo di costruire la comicità è il nostro Totò. Quando invece il comico è costretto da produzione e regia a seguire rigidamente il copione su scene che non sente e battute che non condivide, spesso nel prodotto finale traspare la mancanza di spontaneità.
Di questo fenomeno la storia del cinema, e specialmente quella del vecchio cinema comico americano al passaggio dalla prima produzione artigianale a quella industriale delle grandi case, annovera più di un caso, il più emblematico dei quali è certamente quello di un grande come Buster Keaton ; ma non sono estranee a questa involuzione anche la tarda produzione di Stan Laurel e Oliver Hardy e quella di un grandissimo come Charlie Chaplin. Va peraltro anche tenuto conto del fatto che il cinema non sfugge a quanto avviene nelle altre espressioni dell”arte, come letteratura, musica, arti figurative, in cui le migliori opere non sempre sono quelle dell”età matura dei singoli artisti, realizzandosi anzi non raramente una sorta di esaurimento nel tempo della vena e dell”ispirazione. La comicità nel cinema è entità piuttosto complessa, difficile da analizzare e da catalogare. Con larga approssimazione vi si può riconoscere una comicità della parola, una comicità dell’azione, una comicità della situazione e la gag, dalla sapiente miscela delle quali dipende il prodotto comico finale. La comicità della parola, che forse andrebbe meglio definita umorismo, è quella, oggi tipica del cabaret, basata sull’ironia, sul sarcasmo, sul non senso delle battute. La comicità dell’azione è invece quella che si fonda sul gesto e sui suoi effetti immediati, quella delle torte in faccia e degli inseguimenti per intenderci. Vi è poi la comicità della situazione, la più difficile da costruire, che consiste nel creare ed inserire nel contesto del racconto l’occasione che consenta il realizzarsi dell’effetto comico. Le gags infine sono le trovate divertenti con cui l’attore infiora qua e là un film. Laurel e Hardy costituiscono una coppia che, al di là dell’effetto di per sé esilarante derivante dal contrasto fisico, gestuale, caratteriale e comportamentale fra i due personaggi che interpretano, riesce a produrre una comicità di qualità perché sa avvalersi con intelligente dosaggio dei  vari ingredienti già  citati. Il merito principale va attribuito, come è noto, al primo che costituisce la mente geniale e la fucina delle idee, mentre il secondo è solo un bravissimo, insostituibile interprete. Contrariamente a quanto può apparire ad un osservatore superficiale la comicità della parola gioca un ruolo importante nella loro filmografia al punto che perfino al tempo del muto le didascalie recano battute di prim’ordine.

In Duck soup  del 1927 ( film  ritenuto perduto, ma ritrovato una ventina di anni fa) i due, che formano coppia per la prima volta, sono vagabondi accampati su una panchina del parco e tenuti d’occhio dal capo delle guardie forestali che li sospetta autori di un incendio. Per darsi un contegno Hardy, che con un cilindro sfondato in testa ostenta malgrado tutto modi signorili, si rivolge a Laurel : “ Andiamo Stanley, è l’ora del nostro appuntamento col signor Rockefeller”.


In una delle prime scene di Flying elephants, anche questo del 1927, appare il mago Saxophonus interpretato da James Finlayson che, in quanto sofferente per il mal di denti, ha le guance avvolte da un fazzolettone (piuttosto improbabile dato che il film è ambientato all’età della pietra). A sua figlia che gli chiede se il dente fa tanto male la risposta è : “ Le sue radici sono profonde… lo sento quando mi siedo”.


In Two tars ( muto del 1928) Oliver é alla guida di un’auto e, mentre spiega a Stan che “la prima regola dell’automobilista è quella di guardare sempre avanti”, va a sbattere contro un lampione. E l’altro : “Qual è la seconda ?”.


Passando nel 1929 dal muto al parlato le battute vengono fuori a getto continuo, da parte quasi sempre di Laurel e improntate al carattere svampito del personaggio. Scegliendo fior da fiore : Their first  mistake (1932) – nottetempo dopo aver spento la luce Stan accende un fiammifero e va ad osservare da vicino l’interruttore. Oliver chiede perché abbia acceso quel fiammifero e Stan : “Per vedere se l’interruttore era spento”.


Molto frequenti in Laurel gli stravolgimenti del discorso di cui un classico esempio si ha all’inizio di Towed in a hole (1932) in cui i due sono rivenditori di pesce. Laurel : “Ho una idea ! Noi potremmo fare più soldini. Se pescassimo il pesce non dovremmo comprarlo e potremmo guadagnare tutto noi soli”. Hardy, molto interessato, chiede :”Ripeti ancora !”. E l’altro riprende dall’inizio : “Se noi prendiamo il pesce, chi se lo compra non deve pagarlo e allora il guadagno andrebbe al pesce”.


 Un altro gioiello dello stesso livello è l’annuncio che, in Going by by del 1934, Stan ha pubblicato sul giornale per cercare un compagno di viaggio con cui dividere le spese del carburante. Il testo si conclude con “ Chi non è interessato all’annuncio non lo legga”.


Le battute di Hardy sono decisamente più rare e ciò è coerente col tipo di personaggio che egli interpreta. Una di folgorante si ha in Tit for tat (1935) in cui Hardy, salito su di una scala, sta montando delle lampadine sull’insegna esterna sovrastante il negozio di materiale elettrico che i due hanno appena aperto.  Laurel fa salire inavvertitamente il montacarichi su cui è appoggiata la scala ed il compagno, spinto in alto,  si salva terrorizzato sul davanzale di una finestra. Riabbassato il montacarichi Stan esce e alzando gli occhi vede Oliver appollaiato sul davanzale. “Che fai lassù ?” Risposta : “Sto aspettando l’autobus !”.


Non meno gustosa quella cui si assiste in Helpmates del 1932. Per l’annunciato ritorno della moglie Oliver, dopo una bisboccia, chiama in aiuto Stan per riordinare la casa e questi gliela distrugge radendola letteralmente al suolo. Sopravvivono verticali soltanto la porta di entrata e una poltrona. Oliver, rientrato con gli occhi pesti dall”incontro tempestoso con la moglie, si siede sulla poltrona praticamente in mezzo alla strada e richiama Stan che se n”era andato. “Chiudi la porta ! Non mi piace essere osservato“. Passando a trattare della comicità dell”azione va rimarcato come la stessa sia prevalentemente fondata sulla stoltezza di Stan e sulle conseguenti sventure di Oliver e di alcuni bravi caratteristi, primo fra tutti James Finlayson. Ma ciò si apprezza di più nei films migliori della coppia ormai consolidata, cioè successivi al 1930, mentre l”azione comica precedente ed in particolare quella del periodo del muto ( i primi parlati sono del 1929 inoltrato) ricalca quella della scuola di Mack Sennett, cui hanno attinto tutti i grandi comici americani. Vi prevalgono lunghe sequenze di reciproci calci sugli stinchi, inseguimenti mozzafiato, folle di persone che si strappano l”un l”altro i vestiti e torte in faccia a volontà, anche se non mancano veri e propri gioielli come la pesca col randello del già citato Flying elephants. In piena età della pietra Laurel deve dimostrarsi buon pescatore e quindi in grado di mantenere la ragazza alla cui mano aspira. Fallita la pesca con l”amo, cambia metodo e, prese a volo delle zanzare, le deposita sul pelo dell”acqua per poi colpire col randello i pesci che affiorano per mangiarle. Col passare del tempo l”azione comica di Stan e Oliver si fa più raffinata, ma la nostalgia per le torte in faccia, che aveva avuto la sua esaltazione nel muto The battle of the century del 1927, ogni tanto riaffiora e ne troviamo traccia in occasioni successive come Twice two (1933), Tit for tat (1935), Our relations (1936), per citarne alcune. Nello sviluppo dell’azione comica della coppia gioca un ruolo importante l’ambientazione del singolo film, che è molto varia specialmente nei musicali (The Devil brothers del 1933, The Bohemian girl del 1936 e Swiss miss del 1938) e nei lungometraggi in genere. Negli altri invece si assiste ad un certo prevalere di due filoni ambientali: la casa, che Stan regolarmente distrugge nell”aiutare, si fa per dire, Oliver, e la strada vissuta sui marciapiedi oppure percorsa in automobile. In casa si assiste a stragi di piatti e stoviglie in genere, crolli di camini con costante caduta di mattoni in testa ad Oliver in ordinata successione, distruttivi scoppi di gas, inondazioni da rubinetti aperti, letti che si sfasciano e porte scardinate. La strada invece vede Laurel e Hardy barboni sulle panchine, suonatori girovaghi, imbianchini maldestri, soccorritori di ricchi ubriachi, inseguiti da poliziotti, precipitati in botole dei condotti fognari, ma soprattutto automobilisti. Quella dell”automobile si può a ragione considerare una costante dell”azione comica della coppia con Laurel che pretende di smanettare su leve e volante ed Hardy che lo respinge schiaffeggiandone le mani. In particolare la rappresentazione di un”auto disastrata è spesso il modo preferito per concludere un film. Ce ne sono due che sprofondano in pozzanghere con tutti i passeggeri (Leave”em laughin del 1928 e Perfect day del 1929), una che esce da un tunnel, condiviso con un treno, ancora in moto ma ridotta ad una sogliola verticale (Two tars del 1928), una, anch”essa ancora in moto, ma molto accorciata in quanto schiacciata fra due tram (Hog wild del 1930), una ridotta in frammenti dalla fucilata della moglie di Stan (Blotto del 1930), una che sbatte su un palo e si riduce ad una elle che gira su se stessa (County hospital del 1932) e una che, venuta a contatto con una sega verticale, viene divisa in due metà simmetriche (Busy bodies del 1933). Come già detto la comicità della situazione consiste nell”inserire nella storia che si racconta un episodio, anche marginale, capace di creare la premessa per il realizzarsi della scena comica vera e propria. Un paio di esempi vale meglio di ogni spiegazione. The flying deuces del 1939 narra la storia, ricca di spunti comici e di un celebre balletto, di Laurel e Hardy finiti nelle Legione Straniera per una delle frequenti delusioni d”amore del secondo e poi decisi a disertare. Il fatto che il film sia ambientato in Africa e che in Africa faccia caldo offre l”idea per l”inserimento di un inciso particolarmente spassoso. I due sono lavandai alle prese con una collina di panni sporchi e con uno sterminato stenditoio. Stan va proprio sulla cima della collina a pescare un panno sporco, lo lava, lo strizza e poi cammina su e giù per l”immenso stenditoio alla ricerca di un posto libero. Quando finalmente lo trova il panno lavato è già asciutto. In Saps at sea del 1940 a Oliver, che soffre di un grave esaurimento nervoso, il medico prescrive aria di mare e la storia si sviluppa sulla barca che Stan e Oliver affittano per l”occasione. Prima dell”arrivo del medico però l”ammalato riceve la visita di cortesia di una vicina con la sua bambina, il che non c”entra assolutamente niente con la trama del film, ma offre il destro alla piccola di dimenticare la bambola capace, a premerle il pancino, di chiamare mamma. La bambola finisce sotto alla sedia a dondolo di Stan che, sporgendosi in avanti per vedere il medico che ausculta il torace di Oliver, ne suscita la voce e il sanitario (James Finlayson) ha ben motivo per strabuzzare gli occhi, convinto com”è che Hardy abbia dentro di sé qualcuno che chiama mamma. La gag, come già detto, è invece una trovata comica che può essere inserita nel contesto di qualsiasi film perché non incide sul filo del racconto e non richiede una preparazione particolare. Laurel ne è l”interprete pressoché esclusivo. Esempi classici si ritrovano in quasi tutti i films della coppia, ma val la pena di citarne solo alcuni fra i più brillanti. In The devil brothers (1933) sono famosi i giochi con le mani di Stan e le notti insonni del locandiere che cerca di imitarlo. Si tratta di un curioso effetto ottenuto intrecciando le mani e agitando insieme ciascun dito medio, oppure toccarsi naso e alternativamente ciascuno degli orecchi incrociando le mani .ed inoltre fingere di staccarsi l”ultima falange del pollice sinistro coprendolo con l”omonimo destro. In Sons of the desert (1933) Stan, mentre sta leggendo il giornale nel salotto di Oliver, adocchia un cestino di frutta e comincia a sgranocchiare una mela, ma lo fa con grande difficoltà di deglutizione perché si tratta di frutta di cera da ornamento. Ed è così che più avanti nel film la moglie di Oliver si rivolgerà a quella di Stan con un “quel mangiacera di tuo marito“. Tipica anche in Bonnie Scotland(1935) la gag di Laurel che, in divisa da soldato scozzese in India, soffiando su di un dito infilato in bocca riesce a sollevare il casco coloniale sul capo. In realtà l”effetto è ottenuto premendo la tesa posteriore del casco sul retrostante muro, ma Hardy che non lo sa diventa paonazzo soffiando inutilmente per ottenere lo stesso risultato. Molto gradevole risulta anche in Way out west (1937) il colpo di genio del solito Stan che in un saloon pensa di riparare un buco sul fondo di una scarpa usando una bistecca, che aveva appena sentito definire da un cliente “dura come una suola”. Quel che non aveva previsto è l’assalto di alcuni cani attratti dall’odore della carne. Graziosa anche In The Flying deuces del 1939 l’invenzione di Stan che, rinchiuso con Oliver in prigione presso la Legione Straniera per diserzione, improvvisa un concerto di arpa usando la rete metallica del letto dopo averla accuratamente accordata. La comicità di Stan Laurel ed Oliver Hardy è dunque una comicità completa ed inesauribile, rapidamente affinatasi e perfezionatasi dopo le esperienze dei primi muti, solo in minima parte mutuata da quella dei comici precedenti, largamente sfruttata e imitata dai quelli successivi fino a quelli del giorno d’oggi. È un modo di far ridere semplice e genuino che non agita problemi di costume e non lancia messaggi sociali,  che non ha tempo e che quindi è sempre fresco e attuale tanto da continuare a suscitare interesse e curiosità tra il pubblico, specialmente tra quello che per motivi anagrafici non ha avuto la fortuna di goderla man mano che veniva sfornata.