Da ciò si comprendeva quanto fosse importante per le loro comiche l”inquadratura e lo spazio, specialmente in relazione alla coppia che agiva sullo schermo. Infatti, stavano soli la maggior parte del tempo, in una camera, in un letto, al tavolo di un bar. Tutto era costruito sul loro rapporto e su quello che, soprattutto visualmente, avrebbero fatto. Vedendo i film, tutto sembra naturale, quasi casuale, ma proprio le semplici regole indicate da Jerry Lewis mostrano come fosse duro ottenere il risultato. Per arrivare alla spontaneità, allo spazio libero sempre a disposizione, al movimento giusto al tempo giusto, occorrono rigore e pazienza infiniti. Racconta Stanlio (la fonte è il McCabe) che, per riuscire a strappare ad Ollio il suo esasperato «Camera-look» (quando guarda in macchina cercando l”appoggio degli spettatori davanti alla stupidità di Stanlio), giravano molte volte la scena perdendo tempo apposta sapendo che Hardy doveva andare a giocare a golf: solo allora la disperazione era reale.
Al magro spettava anche di aver l”occhio dietro la macchina da presa. Al grasso spettava il compito di riempire maggiormente lo spazio dell”inquadratura, di dosare i movimenti, di accattivarsi gli spettatori. I piccoli gesti, come il «Camera-look», o il toccarsi la cravatta o il cappello, erano mosse Iventate da Ollio per «occupare» lo spazio e, dì conseguenza, riempire il tempo delle gag. Ma, soprattutto, è straordinaria la sua comicità visiva. Laurel lo capì subito e seppe inserirsi perfettamente in essa completandola.
J.P. Coursodon spiega quello che potrebbe sembrare un mistero: «All”origine del loro successo c”è evidentemente un fatto morfologico indiscutibile: erano piacevoli da guardare, anche separati; riuniti erano irresistibili. Il contrasto è così totale che si crederebbero due personaggi di fumetti ai quali si fosse miracolosamente riusciti a dar vita[ … ]. Non soltanto erano fisicamente agli antipodi, ma si completavano. Non si immagina l”uno senza l”altro. E questa linea che li unisce non è che il simbolo fisico dell”assoluta necessità dei loro rapporti. Niente accade all”uno che non coinvolga anche l”altro in qualche modo». Rivedendo, vecchio, i loro film, Stanlio non aveva occhi che per Ollio. Ne spiegava il motivo dicendo: «Credo sia perché il personaggio mi affascina. Davvero è un tipo divertentissimo». In –Cìne Miroir del 1935 troviamo questo commento di Stanlio su Ollio: «È un grande artista. Ha la saggezza di comprendere che è stato creato per fare ridere gli altri».
La loro creazione, come il loro fascino, deve essere divisa in parti uguali. Sono loro i veri padri di se stessi, più del caso o dei registi o del produttore. Stanlio e Ollio conoscevano perfettamente quello che filmavano e lo spazio nel quale agivano. Così il problema non è solo quello di capire il perché di una unione tanto perfetta, o il perché di un parto di gemelli diversi e identici al tempo stesso, ma soprattutto quello di afferrare il sottile ma infrangibile filo che li unisce in un gioco visivo di così grande compattezza. Se si devono accostare a qualcuno, gli unici nomi che vengono in mente sono quelli di Keaton e Chaplin, per la libera creazione di se stessi, per il rigore della costruzione spaziale, per la bellezza così cinematografica delle loro immagini.

Fonte: Armando Curcio Editore; volumi allegati alla collezione delle VHS