WRONG AGAIN (23 febbraio 1929, regia di Leo McCarey)
Stan e Oliver lavorano come manovali in una stalla che ospita un bel cavallo bianco chiamato
“Blue Boy”. Ascoltando due signori discutere sul furto del famoso “Blue Boy”, il cui proprietario
promette una grossa ricompensa a chiunque glielo riporti, i due ingenui stallieri non realizzano si
stia parlando di un famoso dipinto. Convinti si tratti del cavallo che conoscono, si recano nella
lussuosa dimora per riconsegnarlo. Arrivati a destinazione, informano il proprietario di aver
ritrovato “Blue Boy”. Ignaro di quanto stia accadendo (ed evidentemente ansioso di farsi un
bagno) il facoltoso signore invita Stan e Oliver a portare in casa “Blue Boy” e di metterlo sopra il
pianoforte, mentre lui è appunto impegnato a lavarsi. I due eseguono, nonostante le perplessità,
scambiando la richiesta solo come una bizzarria da persone molto ricche. L’arrivo del vero “Blue
Boy”, ritrovato da alcuni detective, mette a nudo l’errore pacchiano di Stan e Oliver, costretti a
scappare rincorsi dal proprietario armato di fucile. L’idea di questo film fu tutta del regista Leo
McCarey, il quale mentre si trovava dal dentista ebbe modo di notare una copia del famoso
dipinto di Thomas Gainsborough, “Blue Boy” (realizzato intorno al 1770), costruendo la storia
dentro la sua mente, mentre gli veniva estratto il dente dolorante. In seguito, con l’aiuto di Stan
Laurel e degli altri sceneggiatori, venne messo a punto il soggetto del film, il cui titolo di
lavorazione, Just the Reverse, ne descrive bene il contenuto. Per spiegare ad uno sconcertato
Stan le stranezze delle persone benestanti, Oliver attorciglia la sua mano con un movimento
semicircolare, atto a simboleggiare tali stravaganze. Il ricchi fanno tutto “al contrario”, secondo
lui. Del resto, poco prima, Oliver aveva maldestramente rotto in tre pezzi una statua di Venere.
Provando a rimetterla apposto ne aveva incastrato al contrario il posteriore. Stan passa da
quelle parti solo pochi minuti dopo, interpretando anche questo come una singolarità del luogo,
senza porsi poi un’eccessiva dose di domande o interrogativi. Josephine Crowell (1859-1932),
nota anche per essere già apparsa nel ruolo della suocera terribile in HOT WATER (1924) di
Harold Lloyd e in un paio di cortometraggi di Charley Chase, ha il breve ma divertente ruolo della
madre del proprietario del quadro (Dell Henderson). L’anziana donna rimane senza parole, alla
vista dei tanti guai combinati da Stan e Oliver in casa sua e letteralmente a bocca aperta davanti
alla sfortunata fine del dipinto, rovinato dalla caduta di un detective nelle ultime scene del film.