In effetti, i film che in seguito Charles interpreterà sotto lo pseudonimo di Charley Chase non hanno apparentemente nulla in comune con quelli di Lloyd Hamilton. Di simile forse avevano soltanto la genialità artistica e nella vita privata uno smodato l’amore per la bottiglia, tragedia che porterà entrambi a un tramonto artistico prematuro e una morte precoce. La fine del 1920, ventisette anni appena compiuti, segna per Charles l’inizio di quella che diventerà l’avventura più lunga e più importante della sua carriera. Viene infatti assunto come regista negli studi Hal Roach, dove rimarrà per diciassette primavere. Mette mano alla seconda serie allora più importante dopo quella di Harold Lloyd, i corti dell’australiano Harry “Snub” Pollard. Quei film ricalcavano sostanzialmente lo stile di Mack Sennett. Gag meccaniche e impossibili, cadute e ruzzoloni e una truccatura eccentrica del personaggio. Pollard indossava infatti enormi e improbabili baffi da tricheco e si limitava sostanzialmente a strabuzzare gli occhi in una sorta di semi demenza congenita. I suoi film avevano anche in comune una consueta e a tratti irritante ripetitività. Sotto la regia di Charles Parrott quei cortometraggi da semplici farse grossolane si trasformano in esperimenti surreali di comicità paradossale. Migliora anche la struttura narrativa, non più del tutto episodica ma costruita con cura e attenzione. Titoli come RUSH ORDERS (’21), YEARS TO COME (’22), RICH MAN, POOR MAN (’22), THE DUMB-BELL (’22), 365 DAYS (’22) and BEFORE THE PUBLIC (’23) sono solo alcuni esempi del miglior “Snub” Pollard. Il regista/gagman arricchisce questi brevi film con idee divertenti, originali e spesso innovative. Oggi nel 2018 il Pollard che si guarda con maggior piacere è proprio quello diretto da Charles Parrott, che firma anche la regia di JUS’ PASSIN’ THROUGH (’23), forse il miglior film che l’umorista Will Rogers interpreta nella sua esperienza di attore cinematografico.

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